Che cos’è la risonanza magnetica mammaria?
La Risonanza Magnetica Mammaria è un esame radiologico complementare e non sostitutivo dell’Imaging convenzionale, rappresentato da mammografia ed ecografia.
La Risonanza Magnetica Mammaria (RMM) è una metodica diagnostica che non utlilizza le radiazoni ma che impiega un campo magnetico per lo studio della ghiandola mammaria e delle stazioni linfonodali.
L’esame richiede, nella maggior parte dei casi, la somministrazione di mezzo di contrasto paramagnetico (solitamente chelati del Gadolinio)
A cosa serve?
La Risonanza Magnetica Mammaria è in grado di identificare pressoché la totalità delle neoplasie mammarie maligne (elevata sensibilità) in quanto rileva, grazie alla somministrazione del mezzo di contrasto, la neoangiogenetici indotta dalla presenza di una lesione tumorale. Tuttavia, questa metodica presenta una bassa specificità, esistono cioè delle caratteristiche RM che possono risultare identiche per le lesioni benigne e maligne. Questo è il motivo per cui la Risonanza Magnetica Mammaria risulta ad oggi un esame complementare e non sostitutivo dell’Imaging convenzionale, rappresentato da mammografia ed ecografia.
Come si esegue?
La Risonanza della mammella consta di tre fasi: l’acquisizione delle immagini, il post processing e la refertazione.
L’esame non richiede una particolare preparazione fatta eccezione per il digiuno di almeno 4 ore, qualora si preveda la somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto.
In alcuni centri, nel caso in cui sia presente un’anamnesi allergica positiva, potrà esservi richiesta una premedicazione a base di cortisone ed antistaminici.
Acquisizione delle Immagini
Una volta entrati all’interno della sala di Risonanza Magnetica viene richiesto di eliminare tutto ciò di metallico che si ha indosso (anelli, collane, pinze per capelli, eccetera) e di prepararsi all’esame scoprendo il torace (in alcuni centri viene consigliato di rimuovere tutti gli indumenti acrilici). Poiché nella maggior parte dei casi l’esame richiede la somministrazione di mezzo di contrasto (studio dinamico), si procederà al posizionamento di un ago cannula in una vena periferica del braccio.
L’esame viene eseguito in posizione prona con le mammelle alloggiate dentro la bobina dedicata (una sorta di reggiseno di plastica) e le braccia posizionate lungo il corpo o a fianco della testa.
L’indagine, dura all’incirca dai 20 ai 40 minuti a seconda del tipo di apparecchiatura e di sequenze utilizzate, non è dolorosa ma può risultare fastidiosa per via del rumore generato dalla strumentazione e poiché risulta necessario mantenere l’assoluta immobilità durante l’acquisizione delle immagini.
Post processing e refertazione
Quando viene eseguito lo studio dinamico, vengono acquisite tra le 300 e le 800 immagini a seconda del tipo di protocollo utilizzato. Per refertare l’esame, il medico radiologo si avvale di programmi di rielaborazione dedicati (post processing) che lo “aiutano” nell’analizzare tutte le immagini acquisite.
Può rendersi utile, qualora la Risonanza Magnetica identifichi delle potenziali lesioni che non siano state rilevate dalle indagini mammografica e/o ecografia già eseguite, un second look ecografico. Con tale dicitura si definisce un esame ecotomografico, condotto sulla base delle informazioni spaziali offerte dalla Risonanza, atto a identificare la lesione vista in Risonanza per poterla biopsiare.
Quando si effettua?
La risonanza magnetica mammaria è indicata nelle seguenti condizioni:
- valutazione senologica delle donne ad elevato rischio eredo-familiare di sviluppare tumore mammario;
- nella valutazione senologica di una donna con tumore della mammella già accertato con possibile presenza di più lesioni tumorali nella stessa mammella o di un tumore controlaterale;
- per valutare la risposta alla chemioterapia effettuata prima della chirurgia nelle donne affette da tumori mammari localmente avanzati;
- quando si sospetta una recidiva di malattia tumorale, nei casi in cui la mammografia e/o l’ecografia e/o il prelievo agobioptico non risultino conclusivi;
- quando sia presente secrezione dubbia o sospetta dal capezzolo e la mammografia e l’ecografia siano negative
- per valutare lo stato delle protesi mammarie quando se ne sospetti una complicanza.